Dall’arnia al vasetto, ecco la breve storia della lavorazione del miele.
Evitiamo di inserire in questo reportage fotografico imprecazioni, sudore, fatica, avvilimento e tristezza. Reputiamoci ancora una volta fortunati per aver raccolto un po’ di soddisfazione in questo annus horribilis per l’apicoltura.
Direttamente dall’apiario, arrivano i melariL’operatore più valoroso (selezionato da una severa giuria) ha l’onore di trasportare il carico in laboratorio!I melari vengono posizionati accanto allo smielatore radiale. Questo strumento è dotato di un motore monofase alimentato dalla rete domestica (220 v) e permette la centrifugazione di 15 favi .I favi estratti dal melario presentano le celle opercolate, ossia sigillate da un sottile strato di cera. Infatti quando le api reputano maturo il miele che hanno introdotto nella cella, la opercolano.Disopercolatura su banco disopercolatore…Ovvero, con la forchetta si liberano le celle dallo strato di cera per consentire al miele di uscireI favi disopercolati vengono inseriti nello smielatore. Pronto a partire! Può fare fino a 400 giri al minuto.
Finita la centrifuga, si apre l’ugello dello smielatore per far passare il miele attraverso un filtro. Così si eliminanole varie sostanze estranee (pezzetti di cera, corpi o frammenti di corpi di api, schegge di legno) e il miele va a riempire il secchio alimentareIl miele filtrato viene versato nel maturatore, dove resterà per una settimana in attesa di invasettamento ed etichettatura.